Storia del Sud

La storia del nostro paese è caratterizzata dalle onnipresenti 
divergenze tra nord e sud, 
due aree diverse che spesso si sono arrese agli stereotipi senza risparmiarsi epiteti poco felici. 

Tra questi la fanno da padrone polentoni e terroniche al Nord suona terùn.

Risulta difficile stabilire in che periodo questi vocaboli siano entrati nell’uso come epiteti dispregiativi.

I meridionali chiamano polentoni quelli del Nord, dove è frequente l’uso della polenta, mentre questi ultimi chiamano i meridionali terroni, cioè abitanti delle “terre ballerine”, soggette ai terremoti».

Perché terroni

Da dove arriva e cosa vuol dire questa parola? Secondo le notizie  la voce nasce appunto nei grandi centri urbani dell’Italia settentrionale con valore di ‘contadino’ (come villanoburino cafone) e usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione del nostro paese caratterizzata da un’agricoltura arretrata. 

Spesso vengono associati all'epiteto "terrone" caratteristiche personali negative, tra le quali ignoranza, scarsa voglia di lavorare, disprezzo di alcune norme igieniche e soprattutto civiche. 

Analogamente, soprattutto in alcune accezioni gergali, il termine ha sempre più assunto il significato di "persona rozza" ovvero priva di gusto nel vestire, inelegante e pacchiana, dai modi inurbani e maleducata, restando un insulto finalizzato a chiari intenti discriminatori.

Nel corso degli ultimi anni il termine terrone da insulto è diventato anche elemento di ironia (si pensi a Massimo Troisi e ai suoi tormentoni sul napoletano emigrante/viaggiatore) ma anche a Luciano De Crescenzo che prendendo a prestito una frase di un noto scrittore Ugo O nel suo "Così parlò Bellavista"  fece dire al personaggio principale che «Si è sempre meridionali di qualcuno».


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