Michele era un ragazzo sensibilissimo con una grande difficoltà ad esteriorizzare il suo dolore, viveva in una famiglia dove le regole e la disciplina non dovevano essere spiegate, ogni componente della famiglia aveva un ruolo da attendere.
Il padre era una figura imponente, bastava un suo sguardo accigliato per far rientrare nel buon comportamento i propri figli, la mamma invece era una figura di complemento, succube del marito e molto ligia ai suoi doveri.
Il clima famigliare, sebbene fosse normale, era comunque freddo asettico di emozioni.
Erano poche le occasioni per uscire fuori da una routine consolidata da anni, in quelle poche eccezioni si racchiudeva la felicità della famiglia.
Con il passar del tempo, l’assenza di un vero dialogo in famiglia e l’incapacità di comunicare il disagio interiore, portò la madre a coltivare un desiderio di evasione dal contesto familiare, volto a valorizzare la propria persona, un desiderio di essere capita e di esprimere le proprie ambizioni.
Questo atteggiamento della madre fu interpretato da Michele come un allontanamento spirituale dalla famiglia.
Il ragazzo si vide tradito due volte; la prima, per non sentirsi più amato e la seconda, a causa di una specie di sentimento di perdita di attaccamento alla famiglia.
Michele vedeva egoismo nei modi della madre; lui era troppo giovane per vedere il dissidio interiore di una donna che non si sente coinvolta, amata teneramente dal proprio marito.
Quando un figlio assiste inerme ad un mancato dialogo all’interno della famiglia, tende a dare le colpe al genitore più debole.
Fu così che Michele cominciò a coltivare un odio verso la madre che giunse fino a doverla escludere dalla propria vita.
L’odio fu assunto da Michele come rimedio contro un dolore dell’anima insopportabile, causato dall’essere stato cresciuto in un clima familiare inadatto ai suoi bisogni affettivi.
Venne il giorno della consapevolezza, ma ormai tardivo, quando la maturità portò Michele adulto a guardare il suo passato con occhi e cuore diverso.
La sua mamma però aveva continuato a soffrire in silenzio…l’intensità del dolore di assistere al “disprezzo” di un figlio lo conosceva soltanto lei.