Era tutto solo, seduto sulla vecchia panchina del parco di paese.
Tonino piangeva, il suo viso rugoso rivelavano i tanti anni sulle spalle.
Mentre stringeva in pugno un fazzoletto più volte usato, un pallone gli rotolò tra i piedi.
Di corsa, gli si avvicinò un giovanotto e vedendolo piangere, domandò:
“Nonno, stai bene? Hai bisogno di aiuto?”
Tonino frettolosamente si ricompose e rispose: “Tutto bene, figliolo!”
“Perché piangi?”
“Piango di gioia!” sorrise l’uomo.
Il ragazzo gli sedette accanto e chiese:
“che bello! cosa ti fa piangere di gioia?
Ti va di dirmelo?”
“Mio figlio verrà a trovarmi domani.
Sai, non lo vedo da quando aveva la tua età.”
“perché? Hai litigato?” domandò il ragazzo.
“Io, no! Però lui pensa di sì!”
“non capisco, spiegati.”
“Volevo essere un padre perfetto … volevo insegnargli i miei segreti, forse sono stato brusco e lui ha pensato che fossi cattivo! Allora ero giovane e pensavo di agire per il suo bene.
Un giorno lo sgridai e lui andò via di casa e non si fece più vedere.
Sono passati quarant’anni … domani verrà a trovarmi, capisci perché piango?”
Il ragazzo si commosse, con tono comprensivo, domandò:
“Tuo figlio ti ha sempre voluto bene, ma forse per orgoglio non ha voluto fare il primo passo per far pace.”
Sì, caro, piango perché domani mio figlio vedrà un vecchio decadente che ha perso i momenti più belli della sua vita.
Sappi che abbracciare il proprio figlio è una grande gioia per un padre … valgono tutti gli sforzi di un’intera vita fatti per farlo crescere.”
“É bello ciò che dici! Tuo figlio sarà orgoglioso di te!”
“Grazie figliolo … grazie anche per la tua comprensione.”
Il ragazzo andò via con una voglia enorme di abbracciare suo padre appena sarebbe rientrato a casa.